sábado, 18 de diciembre de 2010

La grazia del Natale


“E’ proprio dell’amore abbassarsi” (Teresa di Lisieux, Ms A 2v° ): Dio sceglie di venire ad abitare in mezzo ai suoi, di nascere da un grembo di donna, di crescere sostenuto dall’amore di un padre e di una madre, di condividere con un gruppo di amici la stessa passione. Dio sceglie di rendersi incontrabile nella concretezza della quotidianità, irrompe nella storia con un gesto di supremo abbassamento e tanta è la piccolezza con la quale si presenta che solo le fattezze di un bambino sono rese capaci di esprimere l’amore che lo alimenta. L’atto del donarsi all’uomo nella condizione di una povertà che mendica accoglienza, mostra il volto di un Dio che sconvolge le regole della regalità. Si immette nella storia nell’anonimato, una presenza discreta che non si impone ma che, semplicemente, si pone a fianco e misericordiosamente sostiene; una presenza che c’è, che attende di essere riconosciuta e abbracciata.
La notte di Natale del 1886 segna, per Teresa di Lisieux, la data di ciò che lei chiama la sua conversione. Chi la conosce sa che fino a quel momento (aveva quasi 14 anni) la sua vita era stata alimentata da una fede forte e incrollabile sperimentata attraverso la tenerezza dei suoi genitori. La morte precoce della madre l’aveva prostrata fino al punto di debilitare la sua fragile personalità: Teresa aveva bisogno di acquistare una forza nuova che le permettesse di iniziare la sua “corsa da gigante”. Dopo la messa di mezzanotte l’attendeva il rituale del prelevare i doni appesi al camino; il padre, stanco, si lascia sfuggire una espressione non accettabile per l’ipersensibilità infantile della figlia: “Bene, meno male che è l’ultimo anno!” .

Teresa è tentata di reagire con il pianto che ormai l’accompagnava da lungo tempo rendendola suscettibile fino all’eccesso. “Ma Teresa non era più la stessa, Gesù aveva cambiato il suo cuore! Reprimendo le lacrime, scesi rapidamente la scala e, comprimendo i battiti del cuore, presi le mie scarpe e, mettendole davanti a Papà, tirai fuori gioiosamente tutti gli oggetti, con l’aria felice di una regina…In questa notte, nella quale Egli si fece debole e sofferente per mio amore, Egli mi rese forte e coraggiosa, mi rivestì della sua armatura e da quella notte benedetta non fui vinta in nessun combattimento, anzi camminai di vittoria in vittoria”. Teresa si dispone ad accogliere la grazia: nessun evento straordinario segna l’uscita dalle “fasce dell’infanzia”, ovvero dalla depressione, dai sensi di colpa, dagli scrupoli, da una richiesta continua di attenzione e di incoraggiamenti.
Dio Padre viene, parla al cuore dell’essere umano nel silenzio di ogni deserto ricercato o ricevuto, nel tacere del frastuono dei nostri pensieri assillanti e delle nostre pretestuose richieste. Dio Padre elargisce sempre il suo amore… e silenziosamente attende la mano protesa nel gesto del voler essere afferrati e sostenuti. E affinché avvenga la trasformazione ardentemente sperata, Dio Padre discretamente chiede alle risorse umane di ridestarsi e di manifestare la capacità intrinseca di riconoscere, di scegliere e di abbracciare il “meglio” e di intrattenersi, in questo cammino pellegrinante, in dialogo di mutua ed esaltante collaborazione con il Figlio dell’uomo che viene.
“Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”(Lc 21, 28).

MARIA CONCETTA BOMBA ocds Il Castello dell'anima, 15.12.05

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