viernes, 14 de mayo de 2010

SVEGLIATI CHIESA!


La Chiesa, popolo di Dio, è chiamata a svegliarsi dal suo sonno spirituale e pastorale. La parola di san Paolo ci richiama: Svegliati tu che dormi e Cristo ti illuminerà! Da quasi quarantacinque anni è stato celebrato il grande e storico Concilio Vaticano II, e purtroppo siamo coscienti che non si è ancora riusciti a mettere in pratica le sue grandi decisioni per un rinnovamento ecclesiale. Ci domandiamo il perché, e sono tante le risposte: contesto culturale? Secolarizzazione? L’attaccamento al vecchio modo di fare e di essere cristiani? Ma purtroppo il nostro modo d’essere cristiani e fare (pastorale) non risponde più al cambiamento del mondo globalizzato. Oggi più che mai si ha bisogno di testimoni credibili, ho visto, ho incontrato, perciò vi annunzio, non servono tante teorie, se queste non vengono accompagnate dalla testimonianza coerente. Viviamo in un mondo in continua trasformazione, e noi Chiesa che cosa stiamo facendo per rispondere alle esigenze attuali? Dobbiamo ricordare che la Chiesa non è solo sacramento di Salvezza, ma è anche Ministeriale, che vuol dire servizio, e Cristo offre l’esempio nella lavanda dei piedi. La Chiesa non è un luogo di competizione, per fare carriera, per farsi vedere che si è bravi, ma è Serva seguendo il modello del suo maestro e di sua madre Maria che si mettono a servizio di chi ha bisogno. Il documento Lumen Gentiun n° 10 parla della Chiesa popolo di Dio, e questo conferma che è anche ministeriale, chiamata a vivere ed esercitare i suoi ministeri: sacerdotale, profetico e regale, collaborando con i suoi pastori nella costruzione del Regno di Dio in terra. Questa coscienza ministeriale del popolo di Dio nella missione è segno della sua maturità, liberandolo da un cristianesimo infantile, che aspetta e pretende sempre per i suoi bisogni (Chiesa di consumo), senza nessun impegno con lei, e si dimentica che la Chiesa siamo noi, ogni cristiano, e non un palazzo di mattone, e molto meno un supermercato per quando si hanno necessità. Osserviamo che ancora tanti cristiani cercano la Chiesa per un bisogno personale dei sacramenti:
questa è anche un’occasione di evangelizzazione accogliendoli nella loro urgenza. In tanti altri continenti, per mancanza di sacerdoti, si è sviluppato la coscienza Ministeriale richiesta dal Vaticano II. Allo stesso tempo occorre prendere atto che la Chiesa è ancora di mentalità maschilista. L’America latina, nei suoi pastori, riconosce che se non ci fossero state le donne, presenza maggioritaria, la Chiesa non sarebbe sopravissuta, poiché è con le donne che l’evangelizzazione è andata avanti. Il cristianesimo è in crisi, ossia i cristiani sono in crisi. La modernità, la post-modernità, il mondo globalizzato, fa sì che oggi l’essere cristiano non è dovuto ad una imposizione culturale, ma ad una opzione di vita; cioè per via di un incontro personale con il Cristo Risorto, luce che illumina le tenebre interiori nascoste. I nostri pastori si sono accorti con il Concilio Vaticano II, che il periodo del catechismo fatto di domande e risposta era finito; oggi questo non basta per rispondere alle necessità dell’uomo. Perciò la Chiesa, popolo di Dio che vive nel mondo globalizzato, deve prendere coscienza della sua missione nel mondo: già non si deve parlare di Azione pastorale (ad intra, quelli che frequentano), ma di un’Azione di Pastorale missionaria (nuova visione ecclesiale nei suoi numerosi documenti), allargando i suoi orizzonti, andando oltre, non aspettando che i fedeli vengano, ma andando a trovare quelli che sono lontani dalla fede, che si sentono abbandonati dalla Chiesa. C’è il gregge che frequenta la messa domenicale, i gruppi, ma prendersi cura solo di questi non è sufficiente, si diventa troppo ridotti nella visione cristiana. La coscienza della missionarietà, fa sì che si vada verso tutti quelli che sono lontani dal gregge, altrimenti sarebbe un cristianesimo molto comodo e non risponderebbe al mandato di Gesù, andate a tutti e fate miei discepoli. La missione è far sì che gli altri diventino discepoli di Gesù come lo siamo noi, questa è la grande sfida, ma questa è anche la missione; prima di fare occorre essere suoi discepoli, che ascoltano la sua Parola, comprendono la sua volontà e si mettono in cammino.
La IV Conferenza Latina Americana di Santo Domingo diceva già in 1992, con un richiamo a Giovanni Paolo II:
1- Che dobbiamo Evangelizzare con un rinnovato ardore missionario, che suppone una fede solida, una carità pastorale intensa e una fedeltà allo Spirito Santo, che genere la mistica, con un intenso entusiasmo nel compito di annunziare il Vangelo.
2- Che il nostro metodo di apostolato sia accessibile agli uomini del mondo secolarizzato bisognoso di Cristo e che ha tanta sede del Vangelo.
3- Il convegno di Verona 2006, ci ha ricordato che oggi formare i cristiani, testimoni di Cristo significa anzitutto avere cura dell’alta qualità della coscienza cristiana. Giovanni Paolo II diceva: è ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria, “la vita di santità”. Il testimone si fa da parte, perché appaia il volto di Cristo in lui. Questa trasparenza lo rende capace di dedizione e gratuità, di libertà interiore e disponibilità ecclesiale, di creatività umana e intelligenza sociale
SR. ALCINDA PRIMON CMC

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