Il cristiano è colui a cui preme non soltanto la liberazione di sé, ma la liberazione di tutti i fratelli, e non solo quelli della sua patria, della sua classe, ma di tutti gli uomini, anzi di tutte le creature del mondo, perfino delle creature inanimate e perfino dei fiori, dei fiumi, dei monti, della natura tutta. La caratteristica specifica dell’annuncio cristiano, che malamente definiamo annuncio religioso, è infatti la sua cosmicità. Questa è la natura della fede. Ecco perché il conflitto con i poteri è inevitabile, dato che la logica interna del potere è di custodire il mondo com’è, a vantaggio di coloro che lo posseggono. Nonostante tutte le simulazioni, i paternalismi, lo stato assistenziale, la logica interna al potere è la conservazione dell’ordine universale, che è invece un disordine spaventoso. Se lo guardiamo dal «centro» sembra un ordine, che si tutela con le armi, i missili, le flotte… ma se lo guardiamo dalla «periferia» è un disordine intollerabile. La fede pasquale ci porta dunque a rimettere insieme i due aspetti che noi tendiamo a separare: la sofferenza nell’impegno per la liberazione totale del mondo – questa è la croce – e la gioia della certezza che questa vittoria è stata ottenuta, che in Gesù Cristo questo trionfo è avvenuto e che a noi tocca realizzarlo nella vastità della storia, quale che sia la nostra collocazione nelle sue latitudini e longitudini.
(E. Balducci)
(E. Balducci)
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